Against The Grain

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  1. XXXVI - Vivere dolceamaro

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    Circle - Autocura
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    By The Pope il 28 Mar. 2024
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    www.youtube.com/watch?v=p9e73RGLjE8
    Spesso ho iniziato a scrivere partendo da qualche testo. Sta volta le parole non ci sono, quindi sarà una piccola colonna sonora. Mi piace l'idea di ballarci su mentre penso.

    Pare che la norma sia che nelle situazioni intense e travolgenti risulti più facile capire come ci si sente. Nel mio caso l’altalena che vivo mi rende questa comprensione decisamente complessa; non che mi sia nuova come sensazione: ho un blog dedicato.
    Quando una persona racconta come sta, l’aspettativa è una risposta tutto sommato chiara, almeno un “per lo più” bene o male ma, benché mi spiaccia un po’ per i fortunati dell’ovvio che devono aver a che fare con me, per me non è così e mi sta anche bene. Certo, questo mi rende la vita più difficile in certe situazioni, e globalmente mi crea la percezione che il mondo sia meno brillante e luminoso di come mi viene descritto dalle bocche altrui, e ho una psicologa per questo, ma nella maggior parte delle situazioni direi che è alquanto vantaggioso. Permanere nel dubbio costante che le cose siano in scala di grigi, variegate, diversificate, massimamente insondabili, al più circostanziabili, da un lato mi tende alla comprensione e dall’altro mi fa abbracciare l’incomprensione. Quindi, almeno fuori, mi spendo contemporaneamente in due direzioni apparentemente contrarie, e in realtà convergenti.
    Dentro invece è uno stare, un situarsi, sedersi e attendere il cielo con il palesarsi del suo meteo. Si capisce che questo modo, che di metodo ha ben poco, richiede tempo e pazienza. Esistono delle costanti, cose che mi vengono in luce prima di altre: anche se so potrebbero non rendere il quadro più semplice, penso chiariscano meglio il vivere dolceamaro.

    Quindi ecco il piccolo elenco: l’assenza e i suoi lineamenti, la presenza e le sue mancanze, lo stare e la sua qualità, l’incontrare e la sua ansiante scomodità.
    Queste quattro è come se fossero le categorie che più facilmente emergono e che poi riempio lentamente di memoria e significato. Magari a qualcuno di voi potrebbero venire in mente filosofi nichilisti e non sarebbe così sbagliato, almeno come direzione. La nullificazione e la successiva angoscia sono sensazioni che non augurerei a nessuno.
    Il mio più grande rimpianto non è certo la serenità o l’ovvietà del sentire, è il non saper esprimere queste mie sensazioni come i brillanti scrittori del passato sono riusciti a fare. Il mio massimo è già qui, e forse fa tanto male quanto il rifiuto della cotta di una vita. Perciò, se la cotta è genuina ed è davvero “della vita”, tanto vale tenersi accanto questa volontà e riempirla di bene, e così aspettare un miglior cambiamento. Spero solo di campare abbastanza da poterlo vivere!

    Da quando non ho più una compagna, e i bisogni egoistici annegati dal dedicarsi sono riemersi, le categorie hanno acquisito matericità: proprio come l’acrilico spes...

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    Last Post by The Pope il 28 Mar. 2024
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  2. XXXV - Un crepuscolo negato

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    By The Pope il 6 June 2021
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    Avevo concluso l'ultimo post con il proposito di riuscire a scrivere di più, si sa che i propositi sono inutili come un ombrello per ripararsi dalla bora nell'inverno triestino.

    Una carrellata di news al volo: ho finito il corso di redazione editoriale, poi quello di grafica editoriale, iniziato l'università, preparato il primo infernale esame (sugli ultimi 2300 anni di storia dell'arte) durante il covid che, siccome sono un bimbo fortunato e per nulla cagionevole, m'è durato un mese e sto ancora cercando di sistemare il mio organismo dallo shock (ora sono vaccinato e sereno); il processo involontario di trasformazione in un personaggio di un anime è a un nuovo step, scoprendo che le mie previsioni scritte in qualche blog fa sono una profezia che si autoavvera (cool ma terribile); ho imparato a scrivere in Latex e sto lentamente pensionando Indesign, impaginando comunque ogni riassunto con la stessa grafica fica; l'università è una realtà interessante ma capisco perché ho sempre visto chiunque sbroccare come se ogni goccia fosse quella che fa esplodere il vaso ogni volta, non importa quanto tu abbia imparato a gestire la cosa.

    Se penso al casino degli ultimi 14-15 mesi non riesco a non pensare a come nulla sia cambiato e tutto sia cambiato, una sorta di stasi temporale con effetti collaterali non indifferenti, una di quelle cose che tutti raccontano come fatto comune e nessuno per le difficoltà che ha sopportato.
    Io ho fatto l'inverso di tutti: quando il mondo ha detto «sentiamoci subito perché non possiamo vederci», mi sono sentito espropriato del mio tempo, soverchiato, passando 2 o 3 ore al giorno a leggere conversazioni alle quali nemmeno partecipavo nei gruppi di whatsapp. Nemmeno il silenzioso bastava più con una media quotidiana di 1000 messaggi non letti. Era troppo.
    Mi sono scusato, sono uscito da quasi tutti i gruppi, ho chiesto la cortesia di scrivermi in privato se qualcuno avesse voluto far due chiacchiere e BOOM, il silenzio all'improvviso.
    Mi sono stupito di come per mesi nessuno si fosse accorto che avevo mollato tutti quei "luoghi" così apparentemente fondamentali per il recupero di una così desiderata vicinanza (nonostante l'averlo dichiarato). Preciso, non biasimo nessuno, soprattutto perché so come sono io e so quanto sia scarsa la permeabilità che esercito nel tessuto delle amicizie e delle compagnie. Il mio involontario anonimato, il mio perenne "basso profilo" fa anche questo, spesso è triste, ma per lo più ci ho fatto il callo, è colpa mia.
    Ci sono casi, pochi, in cui però l'assenza di quei famosi "buoni" del sacrosanto proverbio sulle amicizie mi ha toccato particolarmente, mentre mi ha illuminato le giornate ricevere un sms, una telefonata o un messaggio su Telegram da parte di persone inaspettate.
    Per lo più ho passato le mie serate su Discord sentendomi quotidianamente con un drappello di quei "buoni" lon...

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    Last Post by The Pope il 6 June 2021
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  3. La Redazione Editoriale

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    Cazzeggio Time
    By The Pope il 10 Feb. 2020
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    Dagli ultimi giorni di novembre ho iniziato a frequentare il corso per Redattori Editoriali tenuto dalla casa editrice Lindau (link in spoiler) e ne ho appena conclusa la prima metà, esclusivamente dedicata alla teoria e alla pratica della redazione editoriale. La seconda invece, che inizierà tra una settimana e mezza è inerente all'impaginazione grafica con Indesign.
    In molti mi hanno chiesto "Ma cioè? Che fai effettivamente?".

    In una casa editrice il redattore è quella figura incaricata di ricevere il "manoscritto" dall'autore/traduttore/curatore ed elaborarlo al fine di migliorarlo in toto per il lettore finale, che lo riceverà sotto forma di "libro".
    Elaborarlo significa svolgere un grosso lavoro, suddiviso in più parti e momenti cronologici, che vede coinvolte attivamente diverse figure, in primis l'autore, ma anche un eventuale curatore (se è un testo "di servizio", cioè tecnico o specialistico), un grafico ed un correttore di bozze (se non è lo stesso redattore ad esserne incaricato). Concluso, impaginato ed esportato il file si chiama un tipografo e gli si dà in stampa tutto.

    Però, siccome per cultura generale tutti sanno che il libro in qualche modo viene lavorato ma nessuno sa come e da chi, bisogna fare un po' di chiarezza sulle parole, più che sul processo di lavorazione, discorso invece ben più lungo.

    Redattore editoriale ≠ Revisore
    Il redattore è un revisore nella stessa dimensione in cui un ufficiale militare è un uomo che sa ben sparare, ma ha responsabilità e compiti più ampi di un semplice "buon soldato". La revisione è l'insieme degli interventi sulla sostanza (contenuti, struttura, trama) e sulla forma del testo (normazione ortoeditoriale). Un revisore che svolga solo questo compito si interfaccerà con il redattore, cioè il supervisore che si occuperà di seguire il lavoro di revisione, mediare i rapporti con l'autore, interfacciarsi e controllare il lavoro delle altre figure professionali o terze.

    Redattore editoriale ≠ Curatore
    Wikipedia parla di "curatore editoriale" in luogo del redattore editoriale. Ebbene, per ciò che concerne il mercato del lavoro nell'ambito ho ormai capito che questa definizione è fuorviante. La curatela è sì svolta in generale dal redattore, ovviamente, ma una casa editrice che cercasse un "curatore" si rivolgerebbe ad un esperto del settore di cui abbisogna, non ad un "redattore".
    Supponendo che si debba far uscire un saggio su Enrico VIII, la casa editrice (se assennata) per verificare i contenuti scritti dall'autore non si affiderebbe al solo attento lavoro di ricerca del redattore, che magari è laureato in beni culturali, ma cercherebbe in più un medievalista come curatore.
    Una buona casa editrice dovrebbe dubitare anche della perfezione di un autore come Barbero, pur consci di commettere un'eresia!...

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    Last Post by The Pope il 10 Feb. 2020
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  4. Venti diciannove - just some words

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    Cazzeggio Time
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    By The Pope il 26 Dec. 2019
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    Che anno ragazzi, col mal di denti!
    E non perché in questo momento ho una guancia gonfia e l'antibiotico da prendere, ma perché ne son proprio successe di spiacevolezze e seccature.
    Mi solleva pensare al complesso delle sparse soddisfazioni e dei piacevoli momenti passati ma non riesco a parlarne con ordine, nemmeno in modo diretto, quindi andrò un po' a braccio.

    Riprendendo un discorso iniziato qualche mese fa, percepisco chiaramente un dislivello di valori tra me, chi mi circonda e chi circonda chi mi circonda.
    Saltando a piè pari chi ha una concezione della realtà completamente fottuta e vive nella propria sociale e politica immaginazione tipo Eddie Valiant, comprendo che le mie modalità di vita siano sempre un tantino sopra alla media, e ciò è vero tanto quanto il fatto che ci sia gente che mi sta sopra, per fortuna. Resto pur sempre centrato sull'individuo quanto le filosofie che seguo, con in più il tratto "Lupo solitario" di The Sims 4.
    Tuttavia c'è un pensiero antico che mi pervade nelle ultime settimane: però io non sono "una brava persona", non voglio nemmeno essere "una brava persona".

    Lungi dal non sapere di esserlo, come Scajola che non sapeva di aver comprato una casa davanti al Colosseo, era un must dei miei pensieri da 16enne, e salvo contrapposizioni dolorose, in un clima di pace non ho bisogno di sentirmi una brava persona, ho piuttosto bisogno di sentirmi me stesso per ciò che mi piace essere. Il fatto che le cose possano combaciare è una coincidenza culturale (così come i tratti "stoico" e "solitario" sono considerati complessivamente negativi, qui, nella nostra italica cultura).
    Quindi gente, capiamoci, a me gli animali non appassionano, non mi animano come animano voi, non mi fanno venire voglia di rincoglionire come quelle donne che dimostrano con gli altrui pargoletti un desiderio represso di maternità. E' sublimazione, cercate di capirvi. Quindi, non è che non sono "una bella persona" perché non rompo i coglioni con la mia vocetta a tutti i "pets" del circondario, sto bene con me stesso per Diana!
    A me piacciono i ricci, ok? Sono in via di estinzione pure quelli e ne ho visti morti a decine per strada, fanculo i vostri gattini e cagnolini.

    Cazzate a parte, domenica sera, il 15, mi trovavo alla stazione di Rho Fiera nel tentativo di prendere il treno verso casa. Ad una certa tutti i treni vengono cancellati, tutti, e tutti restiamo col culo per terra. Le reazioni sono state delle più scomposte, in varie lingue, una babilonia di risentimento verso Trenitalia. Io ero seduto su una panchina ed osservavo i colori dell'umanità senza fare nulla se non sghignazzare tragicomicamente. Ho aspettato che la gente scemasse verso il sottosuolo e quando sono rimasto ormai quasi completamente da solo mi sono deciso a fare anch'io una telefonata e avvisare i miei.
    Solo in due non abbiamo avuto ...

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    Last Post by The Pope il 26 Dec. 2019
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  5. XXXIII. Detesto la Politica

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    By The Pope il 1 Oct. 2019
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    Gli anni di Cristo! Anche se è una divulgazione sporadica quanto mi fa strano aver accumulato così tanti scritti pubblici!

    Il titolo è genuinamente clickbait :P


    Non so bene come iniziare questo discorso. Ho lamentato spesso e volentieri di quanto non freghi nulla alla gente di saper comunicare. Non me ne lamento perché ne ho eccelsa competenza, no no, ma perché me ne interesso volentieri e di frequente, è un tema al quale sono sensibile ed attento, e per il quale mi sforzo di tenere alta la soglia d'attenzione in quanto completamente quotidiano.
    Avete mai fatto caso a quante volte una persona parla mentre avete uno scambio? [userò spesso la parola “scambio” come sinonimo di “comunicazione”] Mi riferisco proprio alla frequenza con la quale venite “interrotti” o “incalzati” o “confermati”. Vi parlate uno sull'altro? L'altro parla poco o mai? Alzate il tono della voce per farvi sentire o dire la vostra o l'altro lo fa?
    Di questi interrogativi ce ne sono un'infinità ma, per comodità di stesura, parlerò delle mie esperienze.
    Prima di offendere chi studia filosofia, queste piccole domandine non sarebbero il “saper comunicare” tuttavia però, al livello del quale parlo ce le inserisco spassionatamente, perché è proprio terra terra, livello elementare (letteralmente 6-10 anni).
    Il rispetto reciproco nello scambio.
    Mi piacerebbe tanto avere spesso la possibilità di parlare con persone che abbiano di questa sensibilità; capita per fortuna, ci sono intorno a me persone a cui interessa, ma credo non siano più di cinque ed hanno vite impegnate dal loro lavoro, in cui la comunicazione è spesso centrale.

    Discutere non è litigare, discutere è mettersi in gioco, ma solo se si è aperti ad ammettere un proprio errore o, sportivamente, una sconfitta.
    [ www.wedebate.org/il-progetto.html ]
    Mi piacerebbe confrontarmi ed ammettere felicemente la mia ignoranza di fronte a chi invece si occupa del vero comunicare, di retorica, dialogica, filosofia. Di questi invece posso solo seguirli in silenzio su internet, radio o podcast, ma se mi ci trovassi a tu per tu penso non farei comunque altro che ascoltare, avendone la possibilità.
    Di fatto sono uno che parla poco, quindi ascolto e osservo molto, sono un falso estroverso [vedi “Tipi Psicologici”] e questo mi da la possibilità di capire molto di chi ho di fronte, anche se di certo non basta una sola occhiata come nei super eroi dei telefilm investigativi.
    Ebbene, lancio il sasso ed entro nello specifico: di fronte all'inconsapevolezza di comunicare in un ...

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    Last Post by The Pope il 1 Oct. 2019
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  6. XXXII. 742

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    Pensieri
    By The Pope il 28 July 2019
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    Non si è ancora chiusa questa bimestrale di discussione.
    In mezzo c'è stato anche un capitolo (post) che non ho dimenticato, semplicemente forse era troppo per darlo in pasto ad altri. Per chi volesse è comunque qui.

    Rimettersi in discussione lo si può fare su diversi e molti livelli e questo blog ne è la naturale prova, un percorso libero nato quasi quattro anni fa'.
    E dei risvolti ormai non posso che esserne contento! :)
    Il tempo passa, e per fortuna, quando non lo si conta. Ma questa è stata una bimestrale, certamente di più di 60 giorni, che mi ha mandato così a terra da dovermi spingere a riflettere ancora. Il piccolo Gastly era lì, ma sceso dalla spalla alla scrivania per leccarmi (benevolmente) mentre avevo la testa sorretta solo dai polsi. Lui non centrava nulla, e persino la sua nube tetra mi diceva "è ingiusto", "questa sensazione non la condivido".
    Da me anche le emozioni più difficili (non cattive perché non esistono) sono manifestamente propedeutiche ad uno scopo, il loro, ed individuato si riempiono di volontà, di esistenza e, dopo un abbraccio, anche di mutua compagnia.

    Tra le persone il politicamente corretto della comunicazione è una livella, un azzeramento del podio naturale, che mi dispiace per chi si sente in difetto, esiste, altrimenti non ci si sentirebbe in difetto. (Coda di paglia?)
    Ma questo è il marcio, perché nessuno vorrebbe essere messo al pari di persone che con se stessi non hanno niente a che fare. (e qui già mi modero)
    La realtà è che questa volta sono stato lasciato solo dentro di me finché non mi sono reso conto che il silenzio era solo mio. Era il suono assordante del mio discutermi, del mio lamentarmi, del mio scervellarmi a darmi la sensazione che nessuno altro parlasse e quindi ci fosse. Le emozioni facevano da amplificatore, nocivo, e solo quando esse si sono quietate mi sono accorto che stavo venendo insultato da chi, giustamente, mi stava dicendo che non era vero un cazzo e che non sono una persona di merda.

    E' stato un revival dal titolo "Ricordati da dove vieni".
    Un ripasso musicale dai 16 in poi che ogni tanto è corretto fare, anche per sfogare, àncora dopo àncora.
    Quando le emozioni ti amplificano quello che le persone ti hanno fatto credere, forse involontariamente forse no, e dentro si genera panico e sconvolgimento, e ti rivolti come un calzino in un moto convulso e nauseante, non c'è niente di meglio che tornare indietro e ricominciare mentalmente da capo.
    "Io non sono così"
    "Io non sono quel tipo di comportamenti e atteggiamenti"
    "Io non voglio...

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    Last Post by The Pope il 28 July 2019
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  7. XXXI. 515

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    Dicotomie
    By The Pope il 10 July 2019
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    Scriverei della nostra vita solo su carta nera, per decostruire col dito, nel nero abbraccio, delineando realtà.
    L'altra metà è là che se ne sta, alfiera delle urla, in ginocchio o convulsa, fiera d'esser scomposta, delle finestre spaccate e delle mazze, gobba camminatrice e ridente violenta.
    Che dolcezza la culla delle urla, dalle punte così perfette, dalla violenza così grave risonante tra i colpi scaleni, fermi, quasi nella normalità del parlato.
    Amante e consigliera là te ne stai, cercando forma, mentre con gli stessi occhi ridiamo con disgusto delle stesse bocche, del casino del casino del casino che fanno, specie quando sono malate, deviate, e non c'è niente da fare, niente da aspettarsi.
    Ma manca molto al grigio capitolo, molto al manichino in divisa, vuoto, sul palco dietro le fiamme, di fronte alla sportiva follia dimenante, totale euforia.
    Il rito.

    Oh cara amica, agogni alla tortura mentre con un giunco indirizzo con calma la tua guancia alla strada e non alla spiaggia. Non più occorre invece pulirti il viso, non più. Ma non temere, fammi visita, fammi visita, e il silenzio dello stare ti accoglierà come il cuore accoglie la tempesta sferzante sulle fronde, i boati ed il fragore del cielo chiaro.
    Ti lascio ballare.


    Relax, it's over, you belong to me, I fill your mouth with dirt
    Relax, it's over, you can never leave
    I take your second digit with me, love,
    You are, my first, I can breath
    I find you fascinating
    You are, my favorite, lay you down to sleep
    It's all that I can do to stop, love,
    So blue, so broken, paper doll decays
    I haven't left you yet
    So cold, subversive, your eyes are full of bleach
    Tomorrow, I will go away again, love,
    You are mine, you will always be mine, I can tear you apart
    I can recombine you
    All I want is to covet you all
    You belong to me
    I will lead you to love you
    Last Post by The Pope il 10 July 2019
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  8. XXX. Prudenza

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    Circle - Autocura
    Pensieri
    By The Pope il 7 May 2019
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    Parlare, quanto è maledettamente difficile, quanto è frustrante.

    Credevo che crescendo le cose sarebbero migliorate, credevo che cercare di conoscere quanto più le intenzioni di tutto ciò che fosse non verbale avrebbe aiutato; e poi ho creduto che fosse troppo sapere troppo, quindi mi sono fermato e sono tornato alla naturalezza, in funzione di imparare come rimediare.
    (Ancora la persone pensano che la comunicazione non verbale sia muovere le mani o accavallare le gambe.
    Gesù Cristo... sei morto per niente)

    No, le cose non migliorano. I caratteri si irrigidiscono, si inaspriscono, si bloccano. Assisto, testimone, al meccanismo che da sempre mi ha fatto chiedere "Perché gli adulti sono soli? Perché si parlano così poco e così male?" e la risposta che ne sto avendo è che si ha bisogno di proteggersi dagli altri. Autoaffermazione reiterata e recidiva.
    La gente, quella di Capa in Fai da Tela

    Palo Alto, il primo assioma della Scuola sulla comunicazione è "Non si può non comunicare".
    La comunicazione è impossibile da evitare, se ne diventa saturi, stufi, si presuppone di aver già visto un sacco di cose, di conoscerne altrettante, alcuni dicono che hanno già visto tutto, e così procedendo si accresce il bisogno di difesa, si accresce la necessità di essere ad ogni costo, anche sopra agli altri.
    Moto involontario che svuota la nostra "barra" della pazienza alzando quella del fastidio. E' così che, chi più chi meno, chi prima chi dopo, non si può sfuggire se non per logica e volontà all'aumentare della propria frustrazione.
    Reazione automatica è il reincarare il bisogno di esistere in quanto sé stessi, per necessità emotiva, sopra agli altri.
    E' così che il carattere si forma stratificato, come anelli degli alberi, anello su anello aumenta l'allontanamento e diminuisce la flessibilità.
    Così si pensa di essere tutti socratici, perché Socrate non parlava di daimon, di conoscenza, di consapevolezza, parlava di autoammissioni di ignoranza, anche un po' circostanziali.
    Ma insomma, anche così è un passo avanti sociale esserci arrivati ora.

    Mi rendo conto che anche in me sta esistendo questo ispessimento responsivo e lo sto già detestando.
    "Ma io sono così, sono me stesso" - no, no, no!
    Si è "insieme di caratteristiche ad intensità variabile combinate in N modi" non "così".
    Cambiare i valori e ricombinare è possibile e chi non ha voglia (non forze!) di non...

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    Last Post by The Pope il 7 May 2019
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  9. 0. Un giorno in più

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    Pensieri
    By The Pope il 18 April 2019
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    Spesso quando mi corico, la mente, in accordo con la mia destinazione, viaggia verso coloro che mi sono lasciato indietro.

    Di questi, come Max, vorrei "farne melodia", scriverci chilometri di lettere, ma l'indole raccolta, come altro, lo impedisce.

    Di questi Voi, con cui non posso più camminare, pochi posso andarne a trovare, ma a tutti penso prima di abbandonarmi verso il luogo della fuga senza posa, dove già vi ho raggiunti in mille modi, dove guardandomi allo specchio non mi vedo.

    Non mi mancate, è l'antica legge, ma nella mia tristezza, nel mio io-bambino in raccoglimento, resto ancora con voi.

    Un giorno in più.

    Francesca
    Maria
    Luigi
    Marco
    Concetta
    Bellini
    Fra
    Giuseppe
    Tina
    Davide
    Last Post by The Pope il 18 April 2019
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  10. Pin-the-rest

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    Dicotomie
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    By The Pope il 6 Nov. 2018
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    One
    Two
    Three

    [*scream*]

    Svito e avvito, svito e avvito, non mi bastano le mani per tener su le nere tavole manigliate che andranno a completare questo parallelepido nominato "stanza", eppure va fatto.
    Non mi basta la voce mentre canto i fasti di una gioventù che sembra a tutti così lontana ma a me così attuale. Non avrei voluto che le cose cambiassero, che tutto cambiasse, voi avete scelto e senza consultarmi. Vi biasimo, ma solo a rate, per non appesantirmi i conti.
    Avete mollato, ma chi vi ha detto di farlo? C'è stato un momento in cui vi stavo credendo, amici miei, in cui mi dicevo "mollo anch'io", per poter stare ancora in pari con la vita, per salutarvi ancora domani.
    Ma non è solo questo. C'è anche il peso, le cose che mi sbrigo e, come per le tavole, mi grava nel silenzio.
    Attacco la musica, e a scaldarmi c'è solo quel fantasma della perdizione che mi ribolle come magma, perché so di potermelo permettere, ancora permettere.
    E' il fantasma che cammina, e che sporadicamente chiamo, a riportarmi alla realtà di ciò che ora resta, in potenza.
    E quindi mi ricordo, ricordo che avete tutti un po' rotto il cazzo col vostro ridicolo essere vecchi alla mia età, e ve lo dice quello che voi chiamavate vecchio quasi dieci anni fa', perché astemio, calmo, pacato, solitario, quando voi facevate "i ribelli", con l'alcol, qualche droga e le feste esclusive.

    Qui.
    Qui l'ambiente era piatto, grigio, una famiglia piombata neill'inerzia per le idee che non c'erano più, perse nell'incuria dei 50, nel lasciarsi andare, nei problemi-cazzata che paiono il K2.
    Qui, non si stava neanche come le foglie, qui non si stava, ed infatti me ne sono andato.
    Ci sono cose che un caotico non può accettare, ed una di queste è la voglia di non fare un cazzo, l'inerzia che diventa pure mortale negli over 40.
    Sapete cosa, sapete cosa ho fatto? Sapete cosa ho chiesto?
    Sapete cosa?
    Annulla, tralascia, riprova.
    Esatto: riprova.
    Cosa stiamo facendo? Per andare dove? Per quale domani? Ah, i progetti pensati per dire agli altri i progetti quando ci chiedono i progetti.

    "We Gianni! L'hai saputa l'ultima? Mo la gente si crede di sapere!"
    "Eccerto! Mo stiamo tutti imparati! Tutti studiati. Tutti che vogliamo andare di qui e di là, ma nessuno che accetta che tanto mica lo si sa dove si va. Tu studia due righe di copione, ma mi raccomando, non il finale, il finale fa paura! Racconta la storiella, facile facile."
    Ah...le prospettive. Ma lo sapete perché il finale fa paura: perché sapete che nulla cambia, che la vita che vivete sta al contrario del principio di Lavoisier e sapete che non farete un cazzo per prendervi le responsabilità di questa constatazione, per nulla amichevole.
    Voi volete progettare, non cambiare.
    Voi siete arrivati.
    Ma c'è una cosa che non sapete, che P...

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    Last Post by The Pope il 6 Nov. 2018
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